La prima filiera del Tartufo in Umbria
Il concetto di “Filiera” viene utilizzato per la prima volta nel mondo per quanto riguarda il settore del Tartufo. La “filiera” traccia l’insieme di tutte le fasi e eventi che raccontano il percorso di un prodotto finito: Produzione – Raccolta – Trasformazione.
Giuliano Tartufi ha costruito una vera e propria filiera grazie al sostegno dalla regione Umbria per fortificare la territorialità del prodotto, sostenere la produzione di Tartufo in Umbria ma anche e soprattutto, per lottare contro il cambiamento climatico, che da qualche anno, mette a rischio la naturale disponibilità del Tartufo. La nostra filiera ha un unico obiettivo: rendere i produttori e aziende trasformatrici, i protagonisti del settore, portando l’Umbria alla leadership in Italia e nel mondo.
Sono 71 le aziende agricole con i loro 122 ettari che lavoreranno insieme a Giuliano tartufi come capofila, per creare una vera piantagione di tartufi nella città di Pietralunga per una durata di 10 anni: 5 necessari alla crescita delle piante ed altri 5 per accrescere la coltura e di conseguenza, aumentarne le possibilità di raccolta. La Filiera si chiama “Fidanzati per 10 anni”, un brand valorizzato dalla Giuliano Tartufi, azienda produttrice umbra fortemente legata al territorio, e di cui i 122 ettari di coltivazione andranno a sommarsi con gli attuali 180 ettari di aree naturali, 5 ettari di coltivazione privata ed i 500 cavatori di Tartufi che collaborano nell’assodare l’approvvigionamento della materia prima alla nota azienda specializzata Umbra. “Fidanzati per 10 anni”un nome scelto non solo per i tempi necessari all’evoluzione della raccolta ma anche perché Giuliano tartufi si impegnerà per 10 anni a comprare tutti i tartufi provenienti dai 122 ettari dei suoi collaboratori, dando la garanzia ai partecipanti di poter rendere il loro raccolto proficuo, con l’aggiunta di un valore sempre più difficile da garantire a causa delle condizioni climatiche: l’origine 100% Umbra.
Le varie fasi del progetto passano per una scrupolosa serie di azioni, volte a costruire i fondamenti per una raccolta sana, di pregio e longeva:
- Analisi delle condizioni micro-biologiche e pedoclimatiche del terreno
- Installazione di una recinzione: La funzione principale della recinzione è quella di proteggere le piante tartufigene, che quando sono giovani sono appetibili da diversi tipi di fauna. Successivamente quando la tartufaia entrerà in produzione impedirà la possibilità di danneggiamenti o eventuali furti di tartufi.
- Messa a dimora di piante tartufigene
- L’installazione di un sistema di irrigazione volto a superare periodi di siccità intensa, di cui è difficile prevederne i risvolti di anno in anno. Le acque dedicate al sostegno delle variazioni climatiche devono poi provenire da fonte naturali e sorgenti al fine di conservare gli oligo-elementi e Sali minerali naturalmente presente in un’acqua non trattata, favorizzando dunque la sua simbiosi con le spore presenti nella terra e sulle radici degli alberi
- Sarchiatura: La sarchiatura ha la funzione nel primo stadio del progetto di evitare che erbe infestanti sottraggano energia e risorse importanti alle piantine che si stanno affrancando al terreno e favorisce lo sviluppo delle radici più superficiali che oltre a produrre simbiosi con il tartufo collaborano all’assorbimento dei micro elementi necessari e anche l’assorbimento di acqua necessari alla pianta tartufigena affinché si sviluppi sana e robusta evitando patologie che potrebbero compromettere la sua esistenza e di conseguenza inibire o compromettere la produzione.
- Pacciamatura: sistema di protezione intorno all’albero che serve a mantenere le condizioni umide e pedoclimatiche. La pacciamatura è spesso composta di un misto di calcare e spore del tartufo: oltre a conservare il micro clima permette lo sviluppo di altre spore, ed il calcare e considerato un nutrimento essenziale per la pianta.
Il tartufo è un fungo ipogeo: ciò significa che nasce, vive e cresce sottoterra, talvolta molto in profondità. Il tartufo proviene dalla simbiosi tra alberi, oligoelementi, sali minerali e la microbiologia naturale generata dalle radici, dagli alberi, dalla luce e dal clima. Fino ad oggi, non esiste scienza esatta che ci permetta di coltivare prevedendo il possibile raccolto, perché non si tratta soltanto di piantare, bensì di convogliare insieme una serie di elementi naturali che dovrebbero contribuire al suo sviluppo. Dato che la maggior parte del raccolto proviene da aree naturali, la sua rara disponibilità lo rende un prodotto di alto lusso, soggetto a variazioni di prezzo e disponibilità, anno dopo anno.
I primi anni della Tartuficoltura sono fondamentali ed in special modo i primi cinque. Di fatto coltiviamo l’albero, e se lo facciamo bene, lui produrrà i prelibati tartufi.
Nel coltivare l’albero parteciperemo e collaboreremo affinché il rapporto di simbiosi si instauri e venga rinforzato con le nostre azioni correttamente eseguite con costanza arriveranno le ambite produzioni di tartufi che non sono così scontate.
Il progetto Fidanzati per 10 anni innoverà dunque anche dal punto di vista tecnologico e sostenibile per rendere la coltivazione locale sempre più attiva e prolifera.
GALLERY
Video e Foto
Le fasi del progetto
RASSEGNA STAMPA
Pietralunga, al via la filiera corta Giuliano tartufi: 71 aziende coinvolte
Il progetto di cui è capofila nasce grazie a uno specifico bando della Regione Umbria. Permette di incrementare e tracciare la produzione su 122 ettari di terreni abbandonati
(fonte: UMBRIA CRONACA)